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EDITORIALE REVISTA REGRESIÓN N° 5

“Che cosa è la vita? È lo scintillio di una lucciola nella notte. È l’alito di un bufalo in inverno. È l’ombra che corre sull’erba e si perde alla fine del giorno. “
Pie de Cuervo, prima di morire. Aprile del 1890

La Natura Selvaggia chiama, un richiamo speciale solo per pochi che la ascoltano, ci chiama nel difenderla, per resistere all’artificialità, alla modernità ed il progresso antropocentrico, il richiamo è disperato e agonizzante, scricchiola lentamente. Per gli iper-civilizzati è inaudibile e insignificante, ma per noi, gli Eco-Estremisti in specifico -è di vitale importanza accorrere a quella chiamata.
Sono un Eco-Estremista, e riconosco il valore che ha ora, in questa era moderna la società idiota e ubriaca di tecnologia ti indica come lunatico quando metti al di sopra dell’artificiale, la Natura, quando scegli di intavolare una conversazione faccia a faccia, invece di mandare un messaggio attraverso facebook, quando scegli di prendere rimedi naturali invece di drogare il tuo corpo con i farmaci, quando esalti la vita dei gruppi cacciatori-raccoglitori- nomadi invece di esaltare le deprecabili pratiche dei trans umanisti, etc.
Nella società industrializzata se ti opponi ai suoi valori morali, umanisti e progressisti, sei un reazionario o un intollerante, la massa ti segnala con le sue putride dita gridando contemporaneamente: Terrorista! Sono un Eco-Estremista, e riconosco il valore che ha ora, sono disposto a essere catalogato come il “peggiore”, pur di rivendicarmi sempre come un Individualista in Guerra contro il sistema tecnologico e la civiltà.
Sono un Eco-Estremista e sono in Guerra, ho confezionato esplosivi con schegge che ho diretto contro tecnologi che lavorano per rendere artificiale la Natura Selvaggia. I cavi positivi e negativi si incontrano, l’energia della pila scalda il bulbo dentro il tubo galvanizzato ripieno di dinamite, si genera la scintilla, l’esplosivo ha funzionato, li ho feriti, le schegge sono arrivate a penetrare i corpi, i gas della dinamite riarsa sono arrivati ai polmoni bruciandoli contemporaneamente. Il sangue versato è servito per ricordare loro che NON sono dei, benché giochino ad esserlo; non mi pento per niente delle ferite inferte, dello spavento, delle conseguenze, di quello che hanno passato, è solo una risposta della Natura Indomabile che ha parlato attraverso Me.

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Sono stato nascosto in varie città per preparare Attentati, Cospirando con gli Affini, e ampliando le mie pratiche nel piano dell’attività delinquenziale. Ho incendiato indiscriminatamente automobili, di lusso e no, piccole o grandi, dato che sono disgustose macchine che producono la cappa di smog che si solidifica sulla mia testa, le ho viste ardere come un falò tra gli spessi boschi, ho visto la reazione dei padroni, non mi importa, la Natura mi ha dato la forza per uscire intatto da quelle situazioni.

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Ho detonato armi contro grandi opere di infrastruttura e contro quelli che ci lavorano, nascosto nell’oscurità della notte insieme al mio branco di fieri guerrieri. La forza dell’arma sulla mia mano che ha rimbombato con il caratteristico suono del tuono, i bossoli saltare come rane, i miei piedi ben fermi come il tronco di un grande albero afferrato alla Terra, mentre i miei nemici si nascondono, e corrono a rifugiarsi, come se il fuoco cadesse dal cielo, come se stessero nell’occhio di un devastante uragano. Siamo usciti vittoriosi di nuovo, la Natura ci ha protetti.

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Ho detonato bombe in istituzioni governative, università pubbliche o private, imprese, etc., l’esplosivo artigianale “rafforzato” pesa nel mio zaino, polvere da sparo nera dentro un recipiente metallico ben chiuso, gas butano per creare un’onda d’urto, benzina per generare-alcuni secondi dopo l’esplosione -un incendio, e napalm affinché il fuoco sia più duraturo. Di notte o di giorno, mi dirigo al mio obiettivo, con calma lo colloco in maniera dissimulata e mi ritiro, ascolto i miei passi prudenti e rapidi attraverso il maledetto e provocante concreto, il mio respiro, il cuore si ode come i tamburi della Danza della Guerra, qualche minuto dopo, si sente un forte boato, ha funzionato, i danni sono generati, se un passante l’ha impedito, non mi interessa, il mio obiettivo è stato colpito, se un curioso è stato ferito non mi importa,quello che è fatto è fatto.

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Respingo la scolarizzazione imposta nelle istituzioni educative complici del sistema, preferisco studiare le cose che mi interessano e non le cose che a loro gradisce “insegnarmi”, le quali in molte occasioni sono inutili per la vita che vivo. Le aule educative sono una gabbia dentro la Grande Gabbia chiamata Civiltà, e per questo motivo non sono disposto a entrare in questa prigione di mia volontà. La conoscenza che voglio non si trova nelle facoltà, è nelle montagne o nei boschi, nei deserti o nella selva, a lato del coyote e del cervo, sotto il sole e la luna, tra radici e la pioggia, su sentieri non percorsi, sul fianco dei fiumi e delle lagune, insieme a miei Affini o Solo, accompagnato dagli spiriti dei miei antenati.

Rifiuto il lavoro salariato che mi sottomette a essere schiavo moderno nelle città o nei campi, e benché sia necessario il denaro in queste urbi che puzzano di spazzatura e profumo, mi sforzo per ottenerlo in un’altra forma, sempre nell’illegalità.

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La mia “9 millimetri” mi accompagna quando voglio ottenere denaro per arrivare a qualunque fine o qualunque mezzo. Ho rapinato negozi, banche, etc., non sono un uomo “onesto e lavoratore”, sono tutto il contrario, sono un Delinquente e un Terrorista, uno sfruttatore e un opportunista, e non mi vergogno di dirlo perché è quello che sono, io sono l’antitesi di questo sistema, cosciente di quello che faccio, cosciente che quello che realizzo è catalogato come “cattivo” per la società, e quando lo faccio Godo, e Godo, non ho rimorso di coscienza perché so a cosa sto giocando, conosco le conseguenze e mi addentro tra le tenebre senza lamenti,né mi lamento.
Vvisualizzo, osservo molto bene il mio obiettivo da assaltare, studio la zona e le vie di fuga, mi preparo per il peggio. Prima di uscire, sereno ma nervoso elevo una preghiera all’Ignoto, chiedendo che curi le mie azioni e che a dispetto di quello che succeda possa uscire vittorioso, converso con la Natura, affermandolo ogni volta a Lei, perché sa che le mie intenzioni sono reali e sincere, che quelli che hanno osato recargli danno devono pagare. Termino e ripeto un versetto rubato da brandelli delle vecchie scritture apocalittiche, in maniera pagana:

“E si adirarono le nazioni, la tua ira è venuta, e tempo di distruggere quelli che distruggono la Terra”.

Impugno la mia pistola, carico e metto la sicura, esco dirigendomi verso la mia preda, una piccola istituzione bancaria, vista e studiata, il mio gruppo sa molto bene che sono disposto a sparare a qualunque persona cerchi di far fallire il furto (polizia, eroe civile, etc.), allo stesso modo sono sicuro che se qualcuno tenta di fermarmi, loro risponderanno allo stesso modo.
Ci si schiera strategicamente. Mi dirigo alla banca con la pistola nella tasca, col dito indice nel grilletto e il mio pollice nella sicura, pronto a tutto. Mi metto in fila nella banca, fingendo di essere un cliente comune, il mio complice mi guarda la schiena ad alcuni metri.
Mentre passano ordinatamente gli agnellini alle casse, osservo il cartello, dove si evidenziano i profili dei rapinatori di banche più ricercati, il cartello ha una legenda che dice: “Se li riconosci, denunciali”, sorrido divertito, il tempo passa lento e le ansie mi percorrono il corpo, senza che siano evidenti davanti agli altri, per non destare sospetti. Mi tocca passare, la cassiera mi dice gentilmente, “passi”, percorro alcuni passi e mi trovo di fronte a lei, gli sorrido cinicamente e gli dico: “Faccio un ritiro”,allo stesso tempo metto i gomiti sulla cassa, in una delle mie mani sta la mia pistola che punto al petto della cassiera e con l’altra mano gli segnalo che mi consegni tutto il denaro, la cassiera rimane scioccata, lentamente abbasso la sicura della mia arma, senza nessun contrattempo, osservo intensamente gli occhi della cassiera, avvertendola di non far nulla per cui dopo pentirsi.
Fuori, l’andirivieni è uguale, la gente cammina fuori dalla banca, entra o esce, una donna è alla fermata del bus dopo aver preso a scuola i suoi figli, un uomo cammina sul marciapiede e discute al cellulare, un anziana attende un negozio ambulante di dolci all’angolo della strada, tutto con normalità e in apparente calma, nessuno sa che in quello momento è in corso una rapina.
Il mio gruppo è all’erta completamente e vigila, le pistole e una mitra sono pronte per sputare piombo nel caso arrivino poliziotti. Mi vedono uscire dalla banca e dietro di me, il mio complice mi copre le spalle. Andiamo via, e mentre passiamo per una delle nostre vie di fuga, allontanandoci dal luogo, vediamo un camion pieno di poliziotti che a tutta velocità sta andando verso la direzione dove si trova la banca, ci vedono di striscio, e noi ci perdiamo nella periferia urbana.

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Questa volta la rapina non ha avuto scontri a fuoco, ma in altre occasioni il “lavoro” non è uscito tanto “pulito”, mi è toccato essere in una situazione in cui puntai la pistola a un cassiere che si rifiutò di darmi il denaro -rimanendo scioccato-e per questo gli sparai senza ripensamento. Il colpo dell’arma si sentì in tutta la banca, un ronzio del mio udito, il bossolo rimbalzò per il piano, il vetro blindato non riuscì a contenere il calibro e la pallottola lo penetrò, ficcando, la pallottola che sparai, nel petto dell’uomo, che cadde ferito. Dentro di me dicevo:”cassiere di merda, se sei disposto a proteggere il denaro dei fottuti banchieri con la tua vita, allora non avrai problema a morire per essi!”.In quel momento capii che tutto era andato “male”, ma poteva andare peggio e rapidamente mi diressi all’uscita della banca, di sbieco osservai che il direttore era al telefono, senza dubbio stava cercando di chiamare la polizia, per questo rapidamente mirai e sparai di nuovo, ferendo anche il bastardo. Uscii dalla banca correndo, senza denaro, dietro di me avevo lasciato due feriti gravi, quel giorno, il sangue degli iper-civilizzati era un’offerta alla Natura Selvaggia. L’allarme era partito dopo il primo sparo, corsi per perdermi tra le strade,in lontananza si udivano le sirene, mi cercavano,la mia bocca secca,la mia arma calda,la mia mano con odore di polvere da sparo, il mio camminare nervoso, ma la mia smorfia sorridente e gioiosa era quella di aver colpito quei due imbecilli che avevano rischiato la loro vita per proteggere i loro impieghi di merda. Rivendicandomi come un Individualista Estremista, senza nessun dispiacere e imparando dei miei errori. Ci sarebbe stata un’altra opportunità di commettere un’altra rapina, senza fretta.

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Quello che ho esposto non è sfoggio, è realtà -e per la verità, è solo una parte importante del comportamento di un Eco-Estremista come me, il comportamento è quello di essere sempre un guerriero nelle varie situazioni, sia quando confezioni un esplosivo, come quando ti dirigi a lasciarlo, quando lo detoni, quando causi ferite, quando rapini una banca o quando consegni la vita del tuo obiettivo alla morte. L’altra parte importante dell’eco-estremismo è quella che ha a che vedere con lo sviluppo Individuale o Collettivo nella Natura, quello che si apprende, le conoscenze che acquisisci mediante la pratica in un ambiente naturale, tutte le situazioni speciali che nutrono il paganesimo e l’attaccamento al Naturale e all’Ignoto.

Sono un Eco-Estremista, e riconosco il valore che ha oggi, amo la Natura Selvaggia, la rispetto e la valorizzo, da Lei ho appreso molte cose.

Ricordo grandi pianure che mi piaceva visitare quando era piccolo, c’erano molte varietà di alberi, c’erano talpe, conigli, molti insetti, vari uccelli, etc., mio padre mi portava a giocare perché era l’unico posto Naturale che rimaneva in quel paese consumato dall’urbanità, correndo liberamente arrivavamo fino a un fiume che osservavamo per ore, il vento sui nostri visi, i sorrisi, l’erba pungeva la pelle, la calma inondava il nostro essere, realmente Godevamo.
Gli anni passarono e le grandi imprese di infrastruttura arrivarono al paese con macchinari pesanti per la costruzione di una grande autostrada,spianarono la Terra, coprirono le tane delle talpe e dei conigli,i quali morirono soffocati, alcuni vollero fuggire ma morirono nel tentativo, i nidi degli uccelli furono coperti, insieme agli alberi che furono strappati dalla radice, il bel fiume fu convertito in un gran canale di acque nere che scaricava la spazzatura e i rifiuti tossici, seppellirono la Terra ,fecero di quel bel luogo, una merda, un’opera per proteggere gli interessi dalla maledetta civiltà, affinché questa fosse meglio interconnessa,con tutto il fottuto progresso umano!
Il mio cuore si ruppe e piansi di dolore guardando la devastazione quando arrivai al luogo che tanto stimavo da piccolo e vedendolo trasformato ora in una triste autostrada. Le mie mani tremavano, sudavo, infuriato, decisi di vendicare quello che avevano distrutto, varie macchine subirono danni per incendio che io causai settimane dopo settimane, tentando disperatamente di fermare quello che stavano facendo, ma non riuscii a fermare nulla, ero giovane, e avevo una certa speranza perché un giorno una “rivoluzione” trionfasse su questo sporco sistema, ma mi resi conto che tutto questo era molto idealistico, respinsi allora il sonno della “rivoluzione”, e decisi di non avere nessuna speranza, non mantenere fede nel futuro “collasso”, e affrontare il presente decadente e pessimista nei quali mi trovo vivendo, accettando che quello che il progresso non impedisce Ora e Qui.

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Questa è una delle tante ragioni per le quali odio la civiltà, il progresso e il sistema tecnologico, e per il quale lo voglio vedere ardere completamente. È una delle ragioni per le quali sto dalla parte della Natura; non solo modifica gli ambienti naturali per il suo capriccio, non solo stermina specie, ma li vuole addomesticare, non solo soggioga il carattere dell’essere umano, ma lo vuole controllare completamente, vuole seppellire gli istinti come le tane di quelle talpe, vuole che Io dimentichi che vengo dalla Natura, vuole che sia un ubriaco che cade per le nuove innovazioni tecnologiche come tutti gli altri. Io non permetterò questo.

È necessario per l’eco-estremista mantenere la parte guerriera che ci caratterizza, ma anche, allo stesso modo, mantenere un vincolo simbiotico con la Natura, rispettandola e venerandola.

Ho camminato lentamente per sentieri sconosciuti seguendo solo il fiume fino a arrivare al luogo dove nasce, imparando che molte volte la strada è difficile ma quando arrivi alla fine del percorso la ricompensa è enorme. Ho ascoltato gli ululati dei coyote che mi circondavano di sera nelle montagne, mentre guardavo il cielo stellato avendo al mio lato un falò, ansioso che la Natura mi desse visione. Mi “sono perso” nei monti, e per opera della causalità in quel percorso mi sono trovato con grandi pietre somiglianti a dei visi umani, avendo un incontro intimamente spirituale con loro.
Ho dormito in grotte che sembravano cadermi addosso, con un tecolote bianco che sorvegliava il mio sonno e l’aroma delle piante silvestri dandomi la tranquillità del momento. Mi sono alimentato di germogli di salvia e di crescione, di mezquite e di pomodoro silvestre, mi sono curato alcune ferite con sangue di grado e sábila, ho fatto rifugi con palma e tronchi di pino, ho praticato il fuoco per frizione con base di sotol e trapano di gordolobo, ho mangiato carne di serpente e pelli di roditori conciate. Mi sono sentito osservato da “qualcosa” nei boschi per le notti, ma non ho avuto paura.
Ho sentito di essere parte di qualcosa di più grande. Mi sono avventurato nel percorrere grotte anguste dove la mia mano non vedeva l’oscurità, mi preoccupai per i pipistrelli che sembravano volessero volare verso me, e nel fondo trovai alcune piume di rapace, le quali considerai un regalo della Natura per avere osato penetrare quella grotta. Ho sentito la pioggia bagnare la mia schiena nel dorso, udendo ed essendo trasportato insieme al volo agli uccelli. Mi sono immerso in occhi di acqua, con pesci tra i miei piedi. Ho visto in lontananza un cervo che mi guardava intensamente, proiettandomi sicurezza e tranquillità. Ho osservato la civiltà tra i monti, preferendo addentrarmi ancora di più, invece di arrivare a calpestare di nuovo il concreto. Ho sentito sollievo finendo di fare un rifugio, e stanco, godendo della raccolta vespertina. Sono stato circondato da lucciole senza aver il dubbio di essere un animale in più su questa Terra. Ho camminato sui sentieri, dove camminava l’antico teochichimecas. Ho trovato punte di ossidiana nelle strade percorse. Una punta di ossidiana che forse era stata dentro il corpo di un invasore ferendolo o uccidendolo, e che senza dubbio fu lanciata da uno dei miei antenati, e che per pura opera della causalità arrivò fino a me. Il fatto mi fece sentire come un “eletto” onorandone la memoria, e continuare con quell’istinto guerriero, come ho fatto.
Questo sono le mie esperienze personali le quali hanno fatto di me un Eco-Estremista, ogni Individualista che voglia rivendicarsi come tale avrà proprie esperienze e ragioni, queste sono le mie.
Questo editoriale è niente di più che una esperienza personale, i lettori intelligenti sapranno comprenderlo, quelli che no- è perché no.
Se Tu, lettore di Revista Regresión, indipendentemente che ti consideri un Eco-Estremista o no, senti realmente questo richiamo, Percorrilo…

“Le colline sono molto più belle degli edifici di pietra. Vivere in una città è condurre un’esistenza artificiale. Molte persone non sentono mai i loro piedi in basso sulla Terra, vedono solo le piante crescere in vasi da fiori, e non si muovono mai quanto basta per vedere, oltre le luci della città, l’incantesimo della notte stellata. Quando la gente vive tanto lontano dalle creazioni del Gran Spirito, dimenticano facilmente le loro leggi”
Tatanga Maní.

Per la dedizione alle attività delinquenziali che sazino gli istinti degli individualisti!


Ascoltiamo il richiamo del Selvaggio per ricordare da dove proveniamo!


Fuoco, pallottole ed esplosivi contro il sistema tecnologico e contro la civiltà!


La Natura Selvaggia (anche) siamo ognuno di noi, defendiamola da tutto quello che è Alieno!

Axkan kema, tehuatl nehuatl!

Chimallitzli

Abril 2016